Ecologia, biologia molecolare, biologia evoluzionistica, solid state fermentation, produzione di proteine funginee, tassonomia, effetti benefici dei funghi, tossicologia, antropologia e tante altre tematiche verranno affrontate dai più importanti micologə, ricercatrici, ricercatori e docenti universitari italiani.
Ecco l’elenco in continuo aggiornamento dei relatori di MicoCosmo Festival 2024:
PAOLA BONFANTE
DANIELA BULGARI
EMANUELE CAMPO
LUIGI COCCHI
MICHAEL DE BENEDETTO
BARBARA DI GENNARO SPLENDORE
CHIARA DOGNINI
LORENZO GOPPA
KARL KOB
GIOVANNI MAINETTI
GIANFRANCO MEDARDI
NICOLÒ OPPICELLI
CARLO PAPETTI
ERICA CECILIA PRIORI
ROSAMARIA PROVENZALE
FEDERICO PULIGA
STEFANO ROCCIO
OMAR ROTA-STABELLI
GIANFRANCO VISENTIN
ALESSANDRA ZAMBONELLI
MIRCA ZOTTI
CARLO ZOVADELLI
PAOLA BONFANTE
Prof.ssa emerita presso l’Università di Torino (già prof.ssa ordinaria di Botanica) ed autrice del libro “Una pianta non è un’isola. Alla scoperta di un mondo invisibile” (Il Mulino edizioni, 2021). Ha dedicato la sua attività scientifica allo studio delle interazioni tra le piante e i microrganismi, prestando speciale attenzione alle simbiosi coi funghi micorrizici. Grazie all’applicazione delle moderne tecniche di biologia cellulare, molecolare e di next generation sequencing ha contribuito all’apertura di nuovi campi di ricerca nel contesto degli studi del microbiota delle piante grazie alla scoperta di due gruppi di endobatteri che vivono all’interno dei funghi micorrizici. Fa parte dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia dell’Agricoltura di Francia e dell’Accademia Europea. È tra le ricercatrici più citate al mondo (Highly Cited Researchers 2017, 2018, 2020 Clarivate Analitics) ed è nella lista dei “Top Italian Scientists”.
Le piante, i funghi, l’uomo e l’intelligenza
Sono comparse sulla terra 450 milioni di anni fa. Dominano il nostro pianeta con la loro imponente biomassa. Dipendiamo da loro per l’ossigeno che producono e per il cibo che ci danno. Sono le cruciali mediatrici della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, e questo valore è strettamente legato al cambiamento climatico. È corretta quindi la domanda che sempre si pone nei dibattiti quando si parla di piante: le piante sono intelligenti? E vero che le piante si parlano? È giusto sempre citare Darwin come il primo sostenitore dell’intelligenza delle piante? Quale significato dare al cosiddetto WWW dei boschi, grazie al quale i funghi mettono in connessione piante diverse grazie alla loro rete miceliare? La capacità di risposta delle piante (e dei funghi) all’ambiente unita alla loro straordinaria capacità di sopravvivenza ha portato alcuni ricercatori, ma soprattutto divulgatori, a parlare di intelligenza delle piante. Biologi teorici o sperimentalisti con un approccio riduzionistico alla scienza, psicologi e filosofi della scienza danno attualmente risposte diverse.
DANIELA BULGARI
Ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, ha dedicato la sua attività di ricerca allo studio del microbioma e delle interazioni fitopatogeno-pianta-microbioma. Ha contribuito allo studio dei microrganismi (batteri e funghi) come agenti di biocontrollo di patogeni delle piante e allo sviluppo di protocolli di fermentazione a base solida per la produzione di molecole di interesse industriale.
Il genere Trichoderma: limiti e potenzialità
Dopo una breve introduzione sulla fermentazione in stato solido e sulle potenzialità di questa tecnica antica e recentemente valorizzata, la relatrice introdurrà il genere Trichoderma e la ricchezza di specie che lo compongono. Questo genere contiene specie in grado di colonizzare differenti nicchie ecologiche e di instaurare relazioni con la pianta potenziandone i meccanismi di difesa contro i fitopatogeni. Infine, presenterà le potenzialità di alcune specie di Trichoderma nella fermentazione in stato solido.
EMANUELE CAMPO
Da sempre interessato ai vari ambiti delle Scienze Naturali, si è avvicinato in giovanissima età allo studio della Micologia in seno all’Associazione Naturalisti di Sacile (PN), città nella quale vive da sempre. Nel 1996, insieme a un ristretto gruppo di appassionati, fonda il Gruppo Micologico Sacilese di cui è tutt’ora Presidente. Tassonomo e divulgatore è particolarmente interessato allo studio dei Generi Cortinarius e Russula e più in generale alla flora micologica del biota artico-alpino. Ha ricoperto, e ricopre tutt’ora, incarichi di docenza nei corsi di formazione e aggiornamento per Micologi ai sensi del D.M. 686/96 in varie regioni italiane; dal 2016 è Consigliere Nazionale dell’AMB, è autore/coautore di numerosi articoli scientifici e didattici e di nuovi taxa. È inoltre autore di due pubblicazioni monografiche “Hygrophorus, Hygrocybe e Cuphophyllus del Friuli Venezia Giulia” e “Cantharellus e Craterellus del Friuli Venezia Giulia”, nonché coautore di “Boletus s. str. … i nostri porcini”, “Guida introduttiva del Genere Cortinarius in Europa” e dell’altlante “1260 funghi della provincia di Belluno”. È membro della Redazione della testata “Funghi e dintorni” edita dall’AMB, del Comitato di lettura della rivista “Micologia Toscana” dell’Associazione dei Gruppi Micologici Toscani e degli “Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano”.
Il Genere Cantharellus s.l.
La trattazione allargata del Genere Cantharellus include anche il Genere Craterellus. In questa presentazione saranno trattati la loro attuale collocazione sistematica, le esigenze ecologiche e gli aspetti legati alla commestibilità. A seguire verranno illustrati gli aspetti macromorfologici per la distinzione dei due Generi e una breve descrizione delle 14 specie presenti in Italia.
LUIGI COCCHI
Nato a Reggio Emilia nel 1946, si è laureato in Fisica Teorica nel 1972. Ha insegnato Fisica nelle Scuole superiori della sua città ed è in pensione dal 2002. Socio AMB dal 1980; dal 2004 è membro del Consiglio Direttivo nazionale. È stato membro della Commissione di Micotossicologia del Centro Studi Micologici (CSM) partecipando all’organizzazione dei Convegni Internazionali di Micotossicologia del 2004 (Reggio Emilia) e del 2012 (Milano). Per alcuni anni è stato uno dei referenti nazionali dell’AMB sulle tematiche micotossicologiche. Da sempre appassionato di montagna, ha maturato nel tempo la consapevolezza che il fascino della Natura si coglie meglio se ne si conoscono i “protagonisti” che si incontrano: alberi, erbe, fiori, animali, ecc. Ma la curiosità più intensa si è rivolta ai funghi considerati “dai più” come “sottoprodotti” del bosco. Il fatto che nei boschi, in particolare, si incontrino moltissimi funghi ha fatto scattare la consapevolezza che il “Regno dei Fungi” deve essere considerato fra i protagonisti fondamentali della possibilità di vita dei boschi (“Regno Vegetale”). Dopo una fase di approccio per imparare a determinare la specie fungine, si è presa la decisione di approfondire particolari alcuni aspetti della micologia poco indagati. L’occasione è scaturita dall’incidente alla Centrale nucleare di Chernobyl dell’aprile 1986: nel Gruppo tutti mi chiedevano cosa fosse la radioattività e perché fosse così “pericolosa”. Per le competenze acquisite negli studi universitari si è voluto approfondire la problematica con l’organizzazione – tramite convenzioni tra il Gruppo micologico e naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia, Aziende pubbliche con competenze in campo ambientale e Istituzioni sanitarie della Regione Emilia Romagna (in particolare gli allora PMP, oggi ARPA) – ricerche e raccolta dati sulla contaminazione radioattiva e sul contenuto di elementi chimici, metalli pesanti in particolare, in oltre 11.000 campioni di funghi. Tale lavoro, che ha coinvolto l’allora Progetto Speciale Funghi dell’ISPRA e il JRC di Ispra (VA) è stato riconosciuto dall’ Unione Europea con la pubblicazione, nel 2010, dell’Eureport “Elementi chimici nei funghi superiori”. Ha inoltre partecipato, dal 2004 come “esperto di funghi”, a numerose trasmissioni RAI (Geo&Geo). Questa esperienza ha portato a rivolgere gli interessi anche alla raccolta e documentazione delle “fakenews” sui funghi che i vari Media diffondono in quantità e senza criterio alcuno. Sta lavorando alla redazione di uno “Stupidario Micologico” che raccoglie e documenta le varie “bufale” che si riescono a scovare, con l’aiuto fattivo di vari Soci AMB. Il suo contributo al MicoCosmo Festival verterà proprio su quest’ultima problematica.
Funghi: anche l’informazione può essere velenosa
Si tratta di una conversazione semplice (basata su una presentazione PPT) alla portata di tutti per demistificare le diverse e a volte anche molto insidiose “fake news” sui funghi, soprattutto in chiave di prevenzione micotossicologica. Ogni affermazione sarà rigorosamente documentata e basata su fatti realmente accaduti.
MICHAEL DE BENEDETTO
Durante il percorso di Laurea Magistrale in Biologia ed Ecologia Marina presso l’Università di Genova si è specializzato nelle caratteristiche biologiche, fisiologiche ed ecologiche degli organismi marini con una tesi sulla caratterizzazione micologica di sedimenti marini profondi della piana abissale di Tolone, un progetto che ha contribuito significativamente alla sua conoscenza della biodiversità fungina marina.
Attualmente, è dottorando in Scienze e Tecnologie del Mare presso l’Università di Genova. Il suo lavoro si inserisce all’interno del National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità, coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Gli obiettivi di tale progetto sono il monitoraggio, la conservazione, il ripristino e la valorizzazione del territorio nazionale per contrastare l’impatto antropico, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. In particolare, la sua attività si focalizza sull’analisi della biodiversità fungina marina associata alla colonna d’acqua dell’AMP di Portofino, utilizzando tecniche colturali e di metabarcoding. Questo progetto mira a esplorare e comprendere la diversità e la distribuzione dei funghi marini.
I funghi marini
I funghi marini sono attori cruciali negli ecosistemi delle acque salate, contribuendo significativamente al flusso di energia e al riciclo dei nutrienti. Sono distribuiti in diversi habitat, dalle acque costiere agli Hydrotermal vents e li troviamo associati a differenti substrati, quali: sedimenti, animali e vegetali. Nonostante la loro importanza ecologica, sono fondamentali come decompositori, parassiti e simbionti, gli organismi fungini sono stati lungamenti trascurati. Negli ultimi vent’anni la micologia marina ha avuto un importante incremento di conoscenze, anche in relazione alle potenzialità biotecnologiche dei funghi. I progressi nelle tecnologie di sequenziamento e nella spettrometria di massa hanno permesso notevoli progressi negli studi genomici e metabolomici, svelando numerosi potenziali prodotti naturali con proprietà antibatteriche, antivirali e antitumorali. Le conoscenze però sono ancora scarse, sia in termini di biodiversità, che in ambito biologico, biotecnologico ed ecologico. In questo contesto esploreremo l’attuale comprensione della diversità, delle strategie adattive, del ruolo ecologico e delle potenzialità biotecnologiche dei funghi marini, sottolineando la necessità di uno sforzo per incrementare al massimo gli studi riguardo questi organismi.
BARBARA DI GENNARO SPLENDORE
Barbara Di Gennaro Splendore si occupa di storia della medicina, della farmacia e della scienza in età moderna. Dopo una carriera nell’editoria scolastica è tornata agli studi storici con un dottorato in storia alla Yale University (2021). Ha pubblicato diversi articoli e interventi. La sua prima monografia, sulla storia di della teriaca The State Drug. Theriac, Medicine, and Pharmacy in Early Modern Italy, è in corso di pubblicazione da Harvard University Press (2025). Insegna storia della medicina all’ISI di Firenze. Vive a Bologna.
Storie di Pietra Fungaia
La pietra fungaia, o Polyporus tuberaster, è un corpo solido di tessuto fungino (sclerozio) che, se adeguatamente conservato e innaffiato, produce deliziosi funghi commestibili, oggi un po’ meno apprezzati che in passato. La storia di questo fungo è affascinante e ancora poco studiata. Nel Quattro e nel Cinquecento, le famiglie aristocratiche del Sud e del Centro Italia conservavano nelle loro cantine la pietra fungaia per stupire gli ospiti con funghi fuori stagione. Ma non è ancora noto quanto ne fosse sviluppato il commercio.
Neanche del tutto chiaro è fin da quando si conoscesse la pietra fungaia. Di certo dal Medioevo si diffusero notizie contrastanti sulla questo strano oggetto naturale, che veniva confuso con alcune pietre, e perfino con l’ambra. Per molto tempo alcuni autori pensarono che derivasse dall’urina solidificata della lince. Gli studiosi del tempo, come Federico Cesi, il fondatore dell’Accademia dei Lincei, che ne coltivava una sul davanzale del suo palazzo a Roma, Giovanbattista Della Porta, l’autore di Magia Naturalis, il chirurgo Marco Aurelio Severino, e perfino il poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe, ne discussero a lungo, contribuendo con teorie diverse prima che emergesse un’opinione condivisa. Bisognava classificare la pietra fungaia come pietra, tartufo, fungo o semplicemente massa di detriti? Intorno alla pietra fungaia si discuteva di cosa fosse e come nascesse la vita.
CHIARA DOGNINI
Dottoranda in Ingegneria Meccanica e Industriale presso l’Università degli studi di Brescia e la sua attività di ricerca si basa sullo sviluppo biomateriali per l’edilizia in micelio, la parte vegetativa dei funghi. Ha un background in Architettura e durante il suo percorso magistrale a Londra scopre la potenzialità di usare microrganismi come materiali per le costruzioni e da lì inizia ad appassionarsi di funghi. Ad oggi sta sviluppando sistemi di produzione che possano creare un duplice prodotto come funghi commestibili e biomateriali per i paesi in via di sviluppo o per quelli distrutti da calamità naturali o da guerre.
Il micelio per le città del futuro
L’uso di biomateriali nell’industria edile e delle costruzioni è passato da un concetto a una realtà tangibile. Negli ultimi anni, i compositi a base di micelio (mbc) sono stati ampiamente studiati per migliorare la sostenibilità attraverso soluzioni basate sulla natura. Queste soluzioni promuovono una logica di crescita sostenibile piuttosto che di estrazione delle risorse naturali. Questo progetto rappresenta un approccio innovativo per integrare la coltivazione di funghi commestibili e la produzione di biomateriali sostenibili. L’obiettivo è creare un’economia circolare che riduca al minimo i rifiuti e ottimizzi le risorse, contribuendo a una maggiore sostenibilità nei processi di produzione dell’industria edile e delle costruzioni.
LORENZO GOPPA
Nato a Sanremo nel 1997, dopo la maturità scientifica, ha conseguito prima una laurea triennale in Scienze Biologiche e poi una laurea magistrale in Biologia Sperimentale e Applicata, entrambe presso l’Universita degli Studi di Pavia. Attualmente è assessore all’Ambiente del comune di Pavia e dottorando all’ultimo anno presso il dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, con un progetto di ricerca inerente lo sviluppo delle conoscenze sui funghi medicinali come fonte di metaboliti secondari attivi contro le malattie neurodegenerative. L’anno scorso, a sostegno del suo progetto di ricerca, ha conseguito un master di II livello in Analisi dei Dati Omici presso l’Università degli Studi di Padova. Tra i temi maggiormente affrontati nel suo percorso di studio e di ricerca, vi è quindi quello dei funghi medicinali, della loro coltivazione, estrazione e analisi con le recenti tecniche omiche, fino al loro utilizzo sostenibile in medicina.
Funghi medicinali e malattie neurodegenerative: quali opportunità per il futuro?
Negli ultimi anni, numerosi studi scientifici si sono concentrati sull’utilizzo farmacologico di composti bioattivi naturali come nuovo approccio utile per contrastare diverse malattie neurodegenerative. Tra le varie fonti naturali, grande attenzione è rivolta ai funghi medicinali, studiati per le loro proprietà benefiche e medicinali. Tra questi, ad esempio, Ganoderma lucidum è noto per le sue proprietà immunomodulanti, antitumorali e anti-infiammatorie, mentre Grifola frondosa e Lentinula edodes per stimolare la risposta immunitaria e inibire la crescita tumorale. Grande interesse ha suscitato soprattutto Hericium erinaceus (He). Grazie all’utilizzo delle innovative tecniche omiche, in particolare la metabolomica che consente di caratterizzare e identificare tutti i metaboliti presenti negli estratti di He, sono stati identificati specifici metaboliti ad azione neuroprotettiva che hanno permesso di migliorare la comprensione degli effetti terapeutici di questo fungo. Infatti, è stato dimostrato che alcuni dei composti bioattivi estratti sono in grado di migliorare una vasta gamma di condizioni patologiche cerebrali come il morbo di Alzheimer, la depressione, il morbo di Parkinson e le lesioni del midollo spinale. In particolare, studi preclinici in vitro e in vivo sul sistema nervoso centrale (SNC), hanno dimostrato una stretta correlazione tra elevati livelli di erinacine (metaboliti tipici di He) e un significativo aumento della produzione di fattori neurotrofici. Nonostante i risultati promettenti delle indagini precliniche, finora sono stati condotti solo un numero limitato di studi clinici in diverse condizioni neurologiche. Per questo motivo, quello dei funghi medicinali è un ambito di ricerca che merita grande attenzione e ulteriori studi per validare e approfondire quanto finora riscontrato.
KARL KOB
Karl Kob è laureato in medicina e chirurgia, specialista in igiene e medicina preventiva nonché in medicina legale e delle assicurazioni. Ha prestato la sua attività lavorativa presso la direzione sanitaria dell’Ospedale Regionale di Bolzano, prima come Ispettore, poi come Vicedirettore e infine come Direttore sanitario. Gli è stato conferito, per il periodo 1994-2003, l’incarico di direttore sanitario dell’Azienda sanitaria di Bolzano. Dal 2004 al 2014 è stato membro della Commissione Nazionale per la Ricerca Sanitaria del Ministero della salute e per un ulteriore decennio ha fatto parte, presso il medesimo dicastero, delle commissioni per la valutazione degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS). È docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in vari corsi di laurea. Dal 1993 è membro del Direttivo dell’Ass. Naz. dei Medici delle Direzioni Ospedaliere (ANMDO), dove attualmente è Vicepresidente con delega per le attività organizzative. È autore o coautore di oltre 110 pubblicazioni edite a stampa in materia sanitaria.
La sua passione per la micologia è iniziata a 40 anni presso il Gruppo di Bolzano dell’A.M.B., dove per 12 anni ha svolto le funzioni di Presidente. Per 11 anni è stato membro del Consiglio Direttivo dell’A.M.B. dove si è occupato soprattutto di micotossicologia. Dal 2004 al 2012 ha svolto le funzioni di Presidente dell’Associazione Europea per lo Studio dei Cortinari J.E.C. e dal 2022 è Vicepresidente della medesima associazione. Nel 2021 è stato eletto Presidente Nazionale dell’Associazione Micologica Bresadola (AMB), funzione che svolge a tutt’oggi. Nel 2021 è stato nominato, nella veste di esperto in micotossicologia, membro del gruppo di lavoro ministeriale per la revisione del D.M. 686/1996 (formazione micologi). Nel periodo 2000-2023 ha svolto oltre 750 ore di docenza presso i corsi di aggiornamento per micologi organizzati dall’Assessorato alla Sanità della Provincia autonoma di Bolzano o da un provider ECM. Per il periodo 2024-2025 gli è stato affidato, presso il Polo universitario delle professioni sanitarie Claudiana di Bolzano un incarico di insegnamento in micologia ispettiva e micotossicologia presso il corso per il conseguimento dell’attestato di micologo.
Intossicazioni da funghi commestibili e velenosi
In occasione delle mostre micologiche, visitatori si rivolgono spesso agli esperti con la domanda, se esistano caratteri morfologici che consentano di distinguere i funghi commestibili (“lista positiva”) da quelli velenosi (“lista negativa”) per evitare il rischio di intossicazione. A tale riguardo è opportuno evidenziare che anche i noti funghi commestibili possono causare sintomi di intossicazione a causa di determinate circostanze, mentre per i funghi velenosi va sottolineato che soltanto la conoscenza dei medesimi, in seguito alla frequenza di corsi teorici e pratici tenuti da esperti, permette di distinguere specie velenose dai loro eventuali sosia. Vengono presentate, in maniera semplice e accessibile per tutti, le principali cause di intossicazione da funghi commestibili e come prevenirle, passando alle sindromi da funghi velenosi, con particolare riferimento alle principali specie responsabili, alle tossine contenute (qualora note), al periodo di latenza, alla sintomatologia e, infine, a cenni di terapia. La relazione è supportata da numerose slide.
Proprietà nutrizionali e “curative” dei funghi
Partendo dal fabbisogno energetico dell’organismo umano, vengono presentati in maniera sintetica i risultati di analisi chimiche sui contenuti nutrizionali in termini di macronutrienti e micronutrienti di note specie di funghi commestibili. Riguardo alle specie coltivabili, in particolare Agaricus bisporus, ci si pone la domanda se il potenziamento a livello industriale della coltivazione dei medesimi e della produzione di micoproteine da culture miceliari non possano rappresentare, per il futuro, strumenti efficaci e nello stesso tempo ecosostenibili nella lotta contro la fame nel mondo (Obiettivo n. 2 – Agenda ONU 2030).
Riguardo all’impiego di funghi polverizzati nella medicina naturale, quest’ultima è finalizzata alla creazione di benessere della persona nella sua totalità e all’equilibrio con l’ambiente circostante. Mancando le necessarie evidenze scientifiche definite dalla medicina ufficiale, tali prodotti sono considerati integratori alimentari e, quindi, vengono inseriti nel “Registro nazionale degli integratori alimentari. A tale riguardo vengono presentate le principali specie utilizzate, con i numerosi effetti a esse attribuite.
Per i farmaci riconosciuti dalla medicina ufficiale vengono, in maniera sintetica, descritte le varie fasi della sperimentazione preclinica e clinica. L’obiettivo è il raggiungimento di un effetto curativo basato su evidenze scientifiche, quale presupposto imprescindibile per ottenere l’approvazione da parte delle agenzie del farmaco (EMA, AIFA, ecc.) e poter far parte, quindi, delle buone pratiche cliniche. La relazione è supportata, per ambedue i capitoli, da numerose slide.
GIOVANNI MAINETTI
Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Scienze e tecnologie Geologiche ora lavora come dottorando presso l’Università degli studi di Brescia con una tesi incentrata sulla Mycoremediation, la decontaminazione delle acque da sostanze potenzialmente nocive per l’ambiente e l’essere umano grazie ai funghi. L’esperienze di campionamento e monitoraggio dei corpi idrici superficiali e sotterranei in diversi luoghi del Nord Italia gli hanno permesso di individuare in diversi siti la presenza di sostanze nocive che oggi giorno risultano persistenti nell’ambiente nuocendo gravemente agli ecosistemi, alcuni dei quali senza soluzioni (contaminanti emergenti). La necessità di contribuire ad un miglioramento della qualità delle acque, unita alla passione per l’ambiente, alla sua preservazione e l’interesse nello sviluppo di nuovi approcci di affrontare la decontaminazione delle acque sono i fattori che stanno permettendo di avanzare passettino dopo passettino nell’ambito della mycoremediation, un campo ancora tutto da scoprire ma che risulta essere di grande potenziale.
I funghi come soluzione naturale e biocompatibile per la decontaminazione delle acque
A causa dell’eccessiva industrializzazione e dei cambiamenti nei fattori climatici, come precipitazioni e temperature, la qualità chimica dei corpi idrici superficiali e sotterranei risulta compromessa dalla presenza di sostanze potenzialmente nocive. Queste sostanze, identificate come nocive perché mutagene o letali, provengono dalla lavorazione industriale di metalli e leghe metalliche, plastiche, processi industriali farmaceutici e cosmetici, nonché dalle industrie zootecniche che sfruttano intensivamente il territorio allevando ovini, suini e bovini. In questi ambiti, raramente sono stati definiti processi di recupero degli scarti e la loro rivalutazione in diversi settori e quelli che esistono risultano essere all’avanguardia. In un futuro prossimo, che prevede sfide come la scarsità di acqua e materie prime, il cambiamento climatico, l’insorgenza di inquinanti emergenti e equilibri socio-economici instabili, i funghi stanno emergendo come una soluzione low-cost, ecocompatibile e sostitutiva di molte tecnologie attualmente utilizzate, grazie alla loro naturale capacità di agire come spugne. In questo contesto, i miceli possono fungere da adsorbitori di sostanze in un ambiente a condizioni controllate. I prossimi passi in questo campo includono l’ottimizzazione della tecnologia e il trattamento di grandi volumi d’acqua, obiettivi che sembrano raggiungibili grazie alle capacità che i funghi stanno dimostrando nel campo della depurazione delle acque.
GIANFRANCO MEDARDI
Sin da piccolo è sempre stato attratto dai boschi, dagli animali e soprattutto dai funghi. Ha completato gli studi tecnici a Brescia e ha lavorato nel settore meccanico fino all’età di pensionamento, portando avanti in parallelo lo studio della micologia. Da più di 40 anni è membro del Circolo Micologico Carini di Brescia, dove ha iniziato lo studio con la guida di Renato Tomasi ed Ermanno Marchina, e nel quale attualmente riveste le cariche di Consigliere e di membro della Commissione scientifica e del Comitato di redazione. Nel tempo ha approfondito alcuni argomenti micologici, sui quali ha pubblicato numerosi contributi su riviste specializzate italiane, europee ed extra-europee. Da circa 20 anni è membro del Comitato di gestione del Centro Studi Micologici dell’AMB, presso il quale ora ricopre la carica di Curatore dell’Erbario nazionale. Ha pubblicato il volume a carattere monografico “Atlante fotografico degli Ascomiceti d’Italia”, collaborato alla realizzazione di “Atlante fotografico dei funghi d’Italia”, di “Introduzione allo studio dei funghi” ed è coautore de “I funghi della città di Brescia”.
Introduzione agli Ascomiceti
Si tratta di una conversazione semplice sulle generalità di questi funghi, sull’ecologia, sul rapporto con l’uomo, sulla loro morfologia comprensiva anche dei caratteri microscopici, completata da una rassegna di immagini di alcune tra le specie più diffuse. Iniziando dagli habitat glaciali e scendendo fino all’ambiente mediterraneo, con accenni anche a particolari ecosistemi, sono illustrate forme e colori di circa un centinaio di specie appartenenti a questo grande gruppo di funghi.
NICOLÒ OPPICELLI
Classe 1987, ha coltivato sin da bambino un amore profondo per la natura, unendo la passione per i funghi a quella per la montagna. Fin da ragazzo, il suo passatempo preferito era sfogliare volumi dell’epoca e memorizzare i nomi latini dei funghi. Micologo, giornalista e guida ambientale, collabora attivamente con la trasmissione Rai3 Geo. È Consigliere nazionale dell’Associazione Micologica Bresadola e dal 2018 ne dirige la testata divulgativa “Funghi & dintorni”. Ha pubblicato numerosi articoli didattici e guide di campo, tra cui spicca “Funghi in Italia”; inoltre, è particolarmente attivo sui social media e in corsi e serate divulgative per neofiti. Non ama i muri e i laboratori, preferendo dedicarsi alla ricerca speciografica sul campo sul territorio dell’intera Penisola, con un’attenzione particolare agli aspetti coevolutivi tra i Funghi e gli altri Regni.
Boletaceae e Amanitaceae: così diversi, così importanti
Attraverso immagini e aneddoti, scopriremo le straordinarie peculiarità morfologiche ed ecologiche che rendono i funghi delle Famiglie Boletaceae e Amanitaceae così unici e rilevanti nel panorama micologico. Queste due Famiglie, pur differendo fra loro notevolmente sia dal punto di vista morfologico, sia da quello sistematico, condividono un’importanza cruciale per la biodiversità e rivestono un ruolo significativo a livello sociale. La Famiglia delle Amanitaceae è celebre per i suoi membri altamente distintivi e spesso tossici, come Amanita phalloides, responsabile di gran parte delle intossicazioni da funghi nel mondo. Tuttavia, essa include anche specie commestibili e di grande valore gastronomico. D’altra parte, la Famiglia delle Boletaceae comprende funghi molto apprezzati per il loro valore culinario a livello mondiale, come Boletus edulis, il noto porcino. Unendo osservazioni sul campo, trattazioni sistematiche semplificate e storie affascinanti, illustreremo come le Amanitaceae e le Boletaceae contribuiscono alla ricchezza del nostro ecosistema, e come questi funghi influenzano non solo la biodiversità, ma anche le culture umane attraverso il loro utilizzo in micologia, cucina e folklore.
CARLO PAPETTI
Si è avvicinato allo studio dei funghi a 28 anni quasi per caso, spinto da un inconscio amore per la natura e dal desiderio di scoprirne qualche “segreto”. Già docente di materie tecnico-meccaniche negli istituti superiori di Brescia, città nella quale è nato e tuttora vive, attualmente grafico editorialista, ha dedicato il suo tempo libero a due grandi passioni, la musica e la micologia. Approdato al Circolo Micologico Carini di Brescia, sotto l’esempio di Renato Tomasi e di Ermanno Marchina, ha affinato il metodo di studio e presto ha cominciato a pubblicare contributi a carattere divulgativo-micologico su svariate testate specialistiche. Attualmente ricopre la carica di Responsabile della Commissione scientifica del C.M. Carini, è Consigliere Nazionale dell’AMB dal 1996, dal medesimo anno ricopre la carica di Direttore della Fondazione Centro Studi Micologici dell’AMB. Tassonomo e divulgatore, è autore di numerosi articoli scientifici e di nuovi taxa, ideatore e coautore di “Atlante fotografico dei funghi d’Italia”, di “Introduzione allo studio dei funghi” e de “I funghi della città di Brescia”, redattore di “Rivista di Micologia”, di “Funghi e dintorni”, del “Bollettino del C.M. Carini”.
Approccio al Genere Hygrophorus
Dopo una panoramica generale sulla Famiglia Hygrophoraceae, si approfondisce il disegno sistematico sottogenerico all’interno del Genere Hygrophorus. Sono illustrati i caratteri peculiari che contraddistinguono gli Hygrophorus e sono presentate le 10 Sezioni nelle quali è suddiviso il Genere, attraverso l’illustrazione delle principali specie che vi appartengono.
Funghi e ambiente
Al fine di comprendere l’essenziale funzione dei funghi in natura si presentano in modo semplice e discorsivo il loro “Ciclo di riproduzione” e i “Sistemi nutrizionali”. Sono quindi illustrate le intime e peculiari correlazioni che legano i funghi agli habitat nei quali fruttificano e ci si sofferma su come l’uomo deve relazionarsi in modo consapevole e responsabile con l’ambiente.
ERICA CECILIA PRIORI
Ricercatrice presso l’Università di Milano (2021-2023) e attualmente presso i laboratori dell’Università di Pavia. Formata in Neurobiologia e Biologia Cellulare, la sua attività di ricerca si è rivolta allo studio degli effetti neuroprotettivi e di stimolo alla neurogenesi di alcuni metaboliti fungini, in particolare quelli di Hericium erinaceum, con particolare riferimento a possibili applicazioni nel campo delle malattie neurodegenerative.
Funghi medicinali e malattie neurodegenerative: quali opportunità per il futuro?
Negli ultimi anni, numerosi studi scientifici si sono concentrati sull’utilizzo farmacologico di composti bioattivi naturali come nuovo approccio utile per contrastare diverse malattie neurodegenerative. Tra le varie fonti naturali, grande attenzione è rivolta ai funghi medicinali, studiati per le loro proprietà benefiche e medicinali. Tra questi, ad esempio, Ganoderma lucidum è noto per le sue proprietà immunomodulanti, antitumorali e anti-infiammatorie, mentre Grifola frondosa e Lentinula edodes per stimolare la risposta immunitaria e inibire la crescita tumorale. Grande interesse ha suscitato soprattutto Hericium erinaceus (He). Grazie all’utilizzo delle innovative tecniche omiche, in particolare la metabolomica che consente di caratterizzare e identificare tutti i metaboliti presenti negli estratti di He, sono stati identificati specifici metaboliti ad azione neuroprotettiva che hanno permesso di migliorare la comprensione degli effetti terapeutici di questo fungo. Infatti, è stato dimostrato che alcuni dei composti bioattivi estratti sono in grado di migliorare una vasta gamma di condizioni patologiche cerebrali come il morbo di Alzheimer, la depressione, il morbo di Parkinson e le lesioni del midollo spinale. In particolare, studi preclinici in vitro e in vivo sul sistema nervoso centrale (SNC), hanno dimostrato una stretta correlazione tra elevati livelli di erinacine (metaboliti tipici di He) e un significativo aumento della produzione di fattori neurotrofici. Nonostante i risultati promettenti delle indagini precliniche, finora sono stati condotti solo un numero limitato di studi clinici in diverse condizioni neurologiche. Per questo motivo, quello dei funghi medicinali è un ambito di ricerca che merita grande attenzione e ulteriori studi per validare e approfondire quanto finora riscontrato.
ROSAMARIA PROVENZALE
Durante il percorso di Laurea Magistrale in Biotechnology for the Bioeconomy presso l’Università di Milano, la Dott.ssa Rosamaria Provenzale si è specializzata sulle proteine alternative, in particolare sulle micoproteine. La passione per la microbiologia e il desiderio di contribuire alla trasformazione dell’attuale sistema alimentare l’hanno portata alla Wageningen University & Research, dove ha trascorso 8 mesi per studiare il micelio dei Basidiomiceti come fonte proteica alternativa, con un focus particolare sull’uso di scarti agro-alimentari per la loro coltivazione. Laureata in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente, Rosamaria ha una solida formazione interdisciplinare sull’ambiente e sulle problematiche legate all’impatto ambientale. Questa visione olistica, unita all’amore per gli animali, alimenta il suo impegno nello svolgere un ruolo attivo nella ricerca e divulgazione della scienza delle proteine alternative. Durante il suo percorso accademico ha fatto parte del consiglio direttivo del Wageningen Alternative Protein Project, un’iniziativa guidata dal Good Food Institute, e attualmente fa parte del consiglio direttivo di Agricoltura Cellulare Italia. Attualmente Rosamaria è ricercatrice presso l’Università di Firenze con un progetto focalizzato sullo sviluppo di un processo innovativo per la produzione di micoproteine.
Micoproteine: il micelio come fonte proteica alternativa
Con una popolazione mondiale destinata a superare i 9 miliardi di persone entro il 2050, cresce l’urgenza di trovare fonti proteiche sostenibili ed efficienti per soddisfare la crescente domanda alimentare. Sebbene sia evidente che i nostri sistemi alimentari debbano operare all’interno dei planetary boundaries, la nostra attuale dipendenza globale da sistemi alimentari che non rispettano questi limiti ci trascina a tutta velocità verso una crisi alimentare globale. In questo contesto, le proteine alternative rappresentano una soluzione che utilizza risorse in modo più efficiente e ha un impatto ambientale significativamente ridotto, offrendo al contempo un gusto comparabile o persino superiore a quello dei prodotti di origine animale. Negli ultimi anni, il micelio ha attirato l’attenzione del mondo scientifico e industriale per la sua versatilità e sostenibilità, tanto da essere al centro di importanti investimenti in ricerca e sviluppo. Tra i tanti potenziali utilizzi del micelio fungino, questo talk esaminerà il suo uso per la produzione di proteine, ovvero le micoproteine. Attualmente, la micoproteina più famosa è il Quorn™, ottenuta dal fungo ascomicete Fusarium venenatum. Il talk affronterà cosa sono le micoproteine, come vengono prodotte, lo scenario attuale delle aziende e startup attive nel settore. Verranno inoltre presentati dati sull’impatto ambientale delle micoproteine rispetto ai prodotti di origine animale e fatti accenni alla regolamentazione dei novel food e al panorama del mercato europeo.
FEDERICO PULIGA
Federico Puliga, micologo e ricercatore presso unibo .
Il suo lavoro si concentra sullo studio del ruolo fondamentale dei funghi nell’ecosistema e sul loro potenziale utilizzo biotecnologico per il recupero e lo smaltimento degli scarti.
Laboratorio di tartuficoltura
La coltivazione del tartufo è considerata un’attività agro-forestale che consente di produrre funghi commestibili di alto valore economico, creare alti redditi in aree marginali, aumentare il valore commerciale del terreno, realizzare un’efficace difesa idrogeologica del suoloe rispettare l’ambiente grazie alla formazione di una copertura vegetale perenne a base di specie forestali autoctone.
Il successo della coltivazione del tartufo è legato alla conoscenza della biologia del tartufo e ai meccanismi riproduttivi che portano alla formazione di micorrize e degli ascomi, innescati da specifiche condizioni ecologiche. Queste informazioni hanno permesso la produzione di piante micorrizate, potenzialmente in grado di produrre tartufi, una volta messe a dimora in un terreno adatto.
STEFANO ROCCIO
Stefano Roccio, biologo e illustratore nato nella provincia novarese e ora trasferito in Olanda. Specializzato in biologia molecolare, genetica e microbiologia, ha poi ampliato la sua competenza nella biomimetica e nelle biotecnologie applicate al regno dei funghi. Lavora come ricercatore presso l’Università di Breda, dove si dedica alla ricerca di diversi materiali in micelio e alle loro applicazioni. Il suo focus principale è nel settore dell’edilizia, in ambito aerospaziale, collaborando con ESA (European Space Agency) per realizzare moduli abitativi per Luna e Marte, e nell’automazione della produzione su larga scala di questi materiali. È autore e illustratore del libro “La Natura non ha copyright”, pubblicato da Beisler Editore. La biomimetica è innovazione ispirata dalla natura e le tecnologie sviluppate sulla base di questi principi contribuiscono a un futuro sostenibile in tutti i campi.
Materiali in micelio: presente e futuro
Il micelio, corpo vegetativo dei funghi formato da numerosi filamenti intrecciati, sta trasformando il panorama dei materiali sostenibili. Questa presentazione svelerà le straordinarie proprietà del micelio e il suo potenziale nel sostituire materiali tradizionali in molteplici settori. Dai materiali da costruzione, alla pelle, al packaging e perfino nell’esplorazione spaziale, il micelio offre soluzioni innovative e a basso impatto ambientale. Attraverso esempi concreti e materiali portati come esempio, esploreremo come il micelio possa guidare una nuova era di sostenibilità e innovazione, ridefinendo il futuro dei materiali.
OMAR ROTA-STABELLI
Evoluzionista molecolare e professore di Zoologia presso l’Università di Trento, insegna Ecologia e Microbiomi al corso di Enologia e Viticoltura. Durante la sua carriera si è occupato principalmente di evoluzione di artropodi e dei loro microrganismi, ma studia volentieri anche piante, rettili, mammiferi, microbiomi, uomo, funghi… insomma, tutto quello che possiede dell’acido nucleico. La sua passione infatti sono gli alberi filogenetici, tanto che l’anagramma del suo nome è “Mostrai tal Albero”. Ultimamente, assieme alla dottoranda Alessia Tatti, sta studiando la filogenesi dei lieviti, in particolar modo di quelli responsabili delle fermentazioni.
L’evoluzione dell’ aperitivo e dei suoi lieviti.
Un viaggio storico che parte dal vino Ippocratico e arriva alla riscoperta dei vini a fermentazione spontanea. Raccontato con riferimenti evolutivi come l’origine della tolleranza all’ alcool e la complessa filogenesi dei Saccharomyces, i nostri migliori organismi domestici.
GIANFRANCO VISENTIN
Attualmente pensionato, ha alle spalle una attività più che quarantennale nel modo della micologia amatoriale. Dal 1978 come amante dei funghi a livello hobbistico, divenne Socio dell’Associazione Micologica Bresadola (AMB) per il tramite del Gruppo Micologico di Rovigo, per poi entrare dal 1983 nel Consiglio Direttivo Nazionale dell’AMB e ricoprire vari ruoli: Segretario Nazionale, Membro del Comitato di redazione della Rivista di Micologia e di Pagine di Micologia, componente della Segreteria organizzativa del Comitato Scientifico Nazionale, Direttore del Centro Studi Micologici dell’AMB dal 1990 al 1996 e successivamente membro del Comitato di gestione dello stesso CSM. Responsabile per l’AMB in seno all’Accordo di Collaborazione tra l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e l’AMB. Relatore per Slow Food ai Master of Food su Funghi e Tartufi. Divulgatore a vario titolo su tematiche micologiche e naturalistiche presso Istituzioni e Associazioni di tutto il territorio nazionale.
Filatelia micologica
La micologia può essere vista nelle sue diverse sfaccettature anche con l’utilizzo di immagini di funghi tratte da iconografie micologiche fino alla loro rappresentazione nel mondo della filatelia. Presentare e illustrare i “funghi velenosi” attraverso la filatelia non è cosa semplice dovendoli raggruppare a seconda del tipo di avvelenamento che provocano.
Che fatica crescere, vivere e riprodursi
Nella seconda relazione vengono illustrati i molti meccanismi che i funghi, nel cosro dei millenni, hanno messo in atto per permettere la dispersione delle loro spore. Oltre al vento e all’acqua i funghi sono riusciti nel loro intento applicando alcune leggi della fisica e spesso coinvolgendo anche ignari insetti
ALESSANDRA ZAMBONELLI
Prof.ssa ordinaria presso l’Università di Bologna, la sua attività di ricerca è incentrata principalmente sullo studio dei tartufi, è autrice di numerosi libri sulla tartuficoltura e referente di prestigiose riviste internazionali e progetti internazionali; è l’Editor in chief dell’Italian Journal of Mycology, già membro del comitato editoriale in diverse riviste e co-editrice del libro “Edible Ectomycirrhizal Mushrooms: current knowledge and future prospects” e del libro “True Truffles (Tubers pp.) in the world”. Responsabile di diversi progetti di ricerca a livello internazionale, è membro del tavolo tecnico del settore tartufo del Ministero delle politiche agricole e forestali (MIPAF), membro onorario della New Zeland Truffle Association, Presidentessa dell’associazione Unione Micologica Italiana (UMI), vicepresidentessa della CEMM (Confédération européenne de la Mycologie Méditerranée) e membro della Società Botanica Italiana, dell’OPTIMA (Organization for the Phyto-Taxonomic Investigation in the Mediterranean Area) e dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.
I tartufi, il tesoro nascosto dei boschi
MIRCA ZOTTI
Prof.ssa associata presso l’Università di Genova, micologa e ricercatrice, è coinvolta in diversi progetti di ricerca finanziati dalla comunità europea nel ruolo di responsabile scientifico. Oltre alle docenze universitarie in ambito micologico ha svolto ruoli di direttrice e docente in diversi corsi di formazione e aggiornamento per esperti micologi (DM. 686). Attualmente le sue linee di ricerca si focalizzano su studi inerenti la micologia forense, la mycoremediation e i funghi marini. È responsabile del Laboratorio di Micologia del DISTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita) e della collezione ColD UNIGE JRU MIRRI.IT
Micologia forense
La micologia forense sta riscuotendo negli ultimi tempi un crescente interesse; è una scienza relativamente nuova sebbene in Italia, illustri micologi del passato se ne siano occupati fin dall’inizio del secolo scorso. Si sviluppa in massima parte combinando la micologia con la criminologia, che è l’applicazione di metodi scientifici nella ricerca sull’identificazione dei crimini. Diverse possono essere le applicazioni in campo forense della micologia, ma uno degli aspetti di maggior interesse riguarda l’utilizzo dei funghi per determinare l’ora del decesso. In ambito medico-legale la datazione dell’epoca della morte e lo studio dei fenomeni post mortali sono sicuramente elementi molto rilevanti e nei casi in cui i funghi siano presenti possono proprio risultare determinanti nel datare l’intervallo post mortem. I funghi sono però protagonisti anche in molte altre situazioni come nel creare un collegamento tra prove e crimini. Ad esempio, le spore fungine vengono utilizzate per collegare un sospetto con una vittima o una scena del crimine, ma anche problematiche legate all’ingestione volontaria o no di funghi tossici o alimenti contaminati da micotossine. Tuttavia, nonostante le diverse applicazioni in ambito forense della micologia, molte conoscenze riguardo la funga dei cadaveri e il possibile utilizzo dei funghi in campo forense restano da approfondire, mostrando come questi organismi siano di grande interesse sotto molti punti di vista, ma sempre ancora poco studiati!
CARLO ZOVADELLI
Cremonese, si è avvicinato allo studio della micologia in età adulta e, come tutti, si è dedicato alla conoscenza delle principali specie spaziando fra basidiomiceti e ascomiceti. Non disponendo di un Gruppo di riferimento in loco si è appoggiato, non senza sacrificio, al Circolo micologico Carini di Brescia che ha frequentato con assiduità e grande interesse acquisendo sicurezza. Raggiunta una buona conoscenza, nel 2009, insieme a un gruppo di amici appassionati, ha fondato il Gruppo micologico naturalistico Cremonese con sede a Castelverde, alle porte di Cremona, dove ha rivestito cariche di rilievo, mantenendo sempre i contatti con il Circolo Carini nel quale si è micologicamente formato. Affascinato dalla microscopia dei funghi, ha coltivato incessantemente l’interesse per le tecniche microscopiche. Proprio a questo si deve il suo crescente amore per i funghi di piccole dimensioni dove la microscopia è imprescindibile per raggiungere certezze determinative. L’incontro con il Genere Mycena è stato quindi determinante e lo ha spronato ad affinare sempre di più le tecniche microscopiche ottenendo risultati appaganti. L’abbinamento dello studio tassonomico con la fotografia dei caratteri microscopici (spesso in collaborazione con l’amico Mauro Tedoldi) gli ha permesso di ottenere immagini che oltre all’intrinseco valore tassonomico-determinativo, assumono un sapore quasi irreale e di grande impatto emotivo: quasi delle opere d’arte. Riconosciuto come esperto del Genere Mycena, ha una fitta rete di contatti con i principali studiosi a livello mondiale.
È autore di numerosi articoli pubblicati su varie testate specialistiche. Attualmente ricopre la carica di Consigliere nazionale in seno all’A.M.B. e collabora in varie attività con il Centro Studi Micologici.
Il Genere Mycena
Brevi cenni di storia del Genere a partire da Fries per arrivare a Kühner e a Maas Geesteranus. Sono illustrati i caratteri più importanti del Genere, le diverse ornamentazioni del cappello, delle lamelle e del gambo, i colori e gli ambienti di crescita. Infine, sono presentate 12 specie con immagini in habitat e le relative microscopie relative alle cellule più eclatanti e distintive.